Nei suoi territori d’origine, era definito dagli Aztechi come “il misterioso grano” o “il grano degli Dei”; i semi erano conosciuti per le alte qualità nutrizionali ed energetiche.
L’amaranto è una pianta originaria del Centro America, alimento fondamentale per gli Aztechi e gli Incas. Da tempo dimenticato, è stato “riscoperto” in USA negli anni ’60, ma è coltivato anche in altre zone del mondo. Se ne mangiano i chicchi e l e foglie.
Ma non è un cereale: non facendo parte delle Graminacee non è un cereale, come non lo sono grano saraceno, quinoa e manioca. Ricco di proteine, fino al 16%, con elevato valore biologico contenendo, rispetto ai cereali, il doppio di lisina, amminoacido essenziale di cui sono carenti quasi tutti i cereali. Ha un elevato contenuto di calcio, di fosforo, di magnesio e di ferro. Grazie inoltre all’elevato contenuto di fibre, ha un effetto positivo sulla digestione e sul ricambio. Essendo privo di glutine è indicato per l’alimentazione di chi è affetto da morbo celiaco, e per le sue caratteristiche è indicato per l’alimentazione dei bambini nel periodo dello svezzamento.
Come si cucina? E’ perfetto abbinato a zuppe con legumi (per esempio le lenticchie) e per torte salate o polpette. Provare per credere.
La cottura base prevede tre parti di acqua per una parte di amaranto e una cottura di circa 30 minuti.
(fonte: Wikipedia)